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39047 S. Cristina Val Gardena
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Nei primi secoli della Cristianità la Val Gardena veniva amministrata dalla pieve di Albes. Dal XII secolo era invece il parroco di Laion ad essere responsabile della cura delle anime dei gardenesi. Egli si recava però in valle solo sporadicamente, probabilmente durante il periodo dell’Avvento e della Quaresima, per interrogare i fedeli e dispensare i sacramenti. Ma sembra che i gardenesi non si accontentassero di quest’attività pastorale così poco frequente. Nel 1418 si giunse ad un accordo con il parroco di Laion: un sacerdote che conoscesse le lingue tedesche e wälsch (latina) avrebbe dovuto risiedere stabilmente a S. Cristina. In questo modo la valle ottenne per la prima volta un sacerdote in pianta stabile. Quest’ultimo doveva prendersi cura non solo dei gardenesi, ma anche della comunità di Colfosco. Inizialmente la messa veniva celebrata a S. Cristina nei giorni feriali e alternativamente a S. Cristina, Ortisei o San Giacomo nei giorni festivi. Nel 1513, però, fu stabilito un nuovo regolamento, per cui il sacerdote, pur risiedendo ancora a S. Cristina, vi avrebbe celebrato la messa solo la prima domenica del mese e durante alcune precise festività, mentre tutte le altre messe dovevano aver luogo a Ortisei. Ma l’acqua battesimale poteva venir benedetta solo a S. Cristina, e in questo modo il paese rimase per lungo tempo il centro religioso dei gardenesi. Il territorio di competenza di questo sacerdote era molto ampio, e perciò fu diviso varie volte: nel 1516 si stabilì una curazia a Colfosco, nel 1655 a Ortisei; nel 1735, invece, Selva divenne un beneficio. Nel 1902 Ortisei venne elevata al rango di parrocchia, e così terminò l’appartenenza secolare della Val Gardena a Laion. S. Cristina venne elevata a parrocchia nel 1922, e il primo parroco fu Andreas Pramstrahler. Nel 1949, infine, tutte le parrocchie gardenesi vennero riunite nel decanato della Val Gardena.
Il territorio della parrocchia di S. Cristina non corrisponde esattamente a quello del comune. Mentre il comune confina con Castelrotto presso il rio Jender, la parrocchia si espande anche oltre e include la frazione di Custacia. Gli abitanti di questa parte orientale della zona di Oltretorrente (nove masi e undici case) il 20 gennaio 1652 ottennero il permesso vescovile di frequentare la messa a S. Cristina, e in questo modo passarono dalla curazia di Bulla alla curazia di S. Cristina. Anche le frazioni di Plan da Tieja, Ruacia, Dorives e fino a poco fa anche Ciaslat e Ronch appartengono alla parrocchia di S. Cristina, pur facendo parte del comune di Selva.
Sembra che già nel XIII secolo a S. Cristina vi fosse una chiesetta, dove oggi si trova la casa del sacrestano, dedicata a S. Cristina di Bolsena. E’ quindi questa martire romana del III secolo ad aver dato il nome al paese. La chiesa è attestata per la prima volta da un documento del 1366, che è una copia di una lettera di indulgenza papale da Avignone scritta nel 1342. Numerosi ampliamenti e ingrandimenti hanno fatto sì che quest’edificio diventasse una sintesi di stili artistici diversi, la cui immagine complessiva però è caratterizzata da armonia ed equilibrio. La chiesa fu costruita inizialmente in stile romanico e subì un rifacimento di stile gotico nel XV secolo. Nel 1420 fu dedicata ai santi Cristina e Antonio abate. Un ampliamento del 1730 fu progettato, invece, in stile barocco. Nel 1842-1845 fu nuovamente necessario ingrandire l’edificio, “perché lo spazio non bastava che per due terzi dei parrocchiani”. La chiesa venne ampliata verso ovest, e si aggiunsero due navate laterali; i costi per questo intervento (più di 7.000 fiorini) furono coperti in gran parte da offerte di gardenesi che vivevano fuori dalla valle. Le sei campane, di cui oggi è provvisto il campanile, risalgono agli anni 1924/25, perché durante la prima guerra mondiale quelle allora esistenti vennero fuse per ricavarne del metallo per i cannoni. Dal 1929 le campane vengono azionate da un impianto elettrico. Dal 1980 l’organista ha a disposizione un nuovo organo. L’ultimo restauro interno della chiesa avvenne nel 1986, e durante il restauro della torre campanaria dell’anno successivo vennero alla luce degli affreschi del XIV secolo. La torre, infatti, è uno degli elementi più antichi della chiesa. Risale al medioevo (XIII secolo) ed è considerato uno dei più belli di tutto l’Alto Adige per l’equilibrio stilistico con cui è stato costruito.
Il sacerdote godeva di una grande influenza sugli avvenimenti della comunità, perché per molti secoli l’ambito religioso e quello profano erano strettamente legati. Ci si rivolgeva al sacerdote non solo per questioni religiose, ma anche nel caso di problemi giuridici o personali, perché egli era rispettato e onorato da tutta la popolazione per la sua posizione di mediatore tra il cielo e la terra e per le sue conoscenze; infatti era uno dei pochi che sapevano scrivere. Dalla fondazione del seminario a Bressanone, avvenuta nel 1607, le valli ladine avevano la possibilità di ottenere dei preti locali. Le prime messe dei nuovi sacerdoti nel paese natale erano una grande festa per tutta la comunità parrocchiale. Accadeva relativamente spesso che giovani uomini e donne decidessero di diventare sacerdoti o di entrare a far parte di un ordine. Andrea Desalla, che è venerato fino ai nostri giorni, celebrò la sua prima messa nel 1896 a S. Cristina. Nato nel 1872 a Ortisei da una famiglia povera, questo giovane pieno di talento aveva studiato teologia a Trento, era diventato beneficiato della chiesa di S. Antonio a Ortisei. Nel 1908 arrivò a S. Cristina, dove fu attivo per oltre 50 anni come responsabile della prima messa della mattina. Molti gardenesi, e anche gente da fuori, si rivolgevano spesso a Desalla per un consiglio. Per tutti aveva una parola consolatrice o un buon consiglio. Ci si rivolgeva a lui anche per questioni profane, per esempio se si era perso qualcosa di importante. L’ammirazione per Seniëur Andrea era altissima, perché spesso trovava la soluzione giusta o aveva una risposta pronta, proprio come se avesse avuto un potere soprannaturale. Morì il 14 gennaio 1959 a S. Cristina. I numerosi fiori e le candele, che ancora abbelliscono la sua tomba, dimostrano che fino ad oggi la popolazione non ha smesso di venerarlo.